Il Trovatore; Giuseppe Verdi; Festival Verdi 2022; Teatro Magnani; Roberto Cighetti

Festival Verdi 2022 | Il Trovatore

Il Trovatore è una di quelle opere che sono sempre belle, in quanto rese forti da una musica incredibilmente coinvolgente che riesce perfino a vincere contro certe scelte registiche. Ma ovviamente con molta più fatica. È il caso della rappresentazione alla quale abbiamo assistito il 13 ottobre nella magnifica cornice del Teatro Magnani di Fidenza, un gioiellino in miniatura, inaugurato nell’ottobre del 1861 proprio dal Trovatore.

Dal punto di vista vocale, l’opera è stata soddisfacente, in particolare grazie ai protagonisti coinvolti nel triangolo amoroso.  
Angelo Villari (Manrico) ha un lo squillo e il mordente che la parte del trovatore richiede, buona presenza sia vocale che scenica, e una voce con un gran volume, corposa, dal colore scuro. Invidiabile l’emissione, che pare ottenuta con la stessa facilità con cui si parla. Leonora era Marigona Qerkezi, già sentita e già apprezzata in questo ruolo al Teatro Fraschini di Pavia l’anno scorso. Voce omogenea in tutti i registri, con gradevoli suoni di petto e un magistrale uso dei pianissimi e dei filati. I numerosi applausi sono stati del tutto meritati. Corretto anche il Conte di Luna di Simon Mechlinski. Il timbro è chiaro, ma bello e piacevole, il canto è senza eccessi, dal buon volume, elegante, con tutte le note al posto giusto, anche nella cadenza portata fino al registro più acuto. Azucena (Rossana Rinaldi) ha una voce abbastanza piena, dai centri solidi e voluminosi e un bel timbro mezzosopranile. Ricorre al registro di petto per i gravi, rendendoli più vigorosi ed efficaci. Negli acuti, tende un po’ a crescere o a schiarire troppo la voce, ottenendo un’emissione un po’ meno aggraziata. Il Ferrando di Alessandro Della Morte più che un ‘basso profondo’ è un baritono, nemmeno troppo esteso verso l’acuto, che parla e bisbiglia più che cantare. Peccato, perché la parte di Ferrando è bellissima e abbastanza rilevante all’interno dell’opera. Può essere che il cantante non fosse in serata, oppure che il ruolo fosse al di fuori del suo repertorio. Buoni i ruoli di Ines (Ilaria Alida Quilico) e di Ruiz (Davide Tuscano), dalla bella voce.

Sulla regia di Elisabetta Courir e le scene nere e minimal (per non dire assenti) di Marco Rossi preferirei non esprimermi, ma non sarebbe neanche corretto relegare all’oblio quelle scelte che hanno penalizzato significativamente la recita senza esprimere almeno un commento personale. In alcune occasioni ho avuto la sensazione di guardare una recita completamente scollegata dal libretto verdiano, che pure la regista dovrebbe conoscere bene visto che lo aveva già messo in scena al Teatro Regio di Parma nel 2016 in un allestimento pressoché identico (e identicamente contestato). Le verbose ma vuote note di regia riportate nel programma di sala non ci vengono in aiuto nel capire perché siano state fatte certe scelte. Un po’ più esplicativa è invece la video-intervista sul sito del festival Verdi, nella quale la regista parla della centralità dei temi della solitudine e della morte nell’opera, e della scelta di mostrare i protagonisti soli al centro di un’arena sui cui spalti siede il coro. Purtroppo di tutte queste elucubrazioni passa ben poco allo spettatore, che assiste di fatto a una recita buia e male illuminata, in cui sono totalmente assenti i movimenti delle masse (che rimangono sedute tutto il tempo), imbruttita da pantomime grottesche (come quella del primo atto che scimmiotta il rapimento del figlio del Conte di Luna), con cantanti costretti a cantare dal fondo del palcoscenico (diventando poco udibili) e un invadente quanto insensato uso di mimi e controfigure (che dovrebbero rappresentare il dualismo presente-passato dei personaggi ma che di fatto distraggono sia il pubblico che gli interpreti, confondono la narrazione e contribuiscono a spezzare l’atmosfera e il coinvolgimento che Verdi voleva creare con la sua musica). Coinvolgimento che in alcuni momenti manca perfino sotto il profilo musicale, con la direzione di Sebastiano Rolli tutto sommato buona ma che a volte riesce a trasmettere poco rispetto alle potenzialità dello spartito.

Insomma, un Trovatore un po’ sotto tono, con tre voci molto buone che fanno del loro meglio per rendere giustizia alla bellezza della musica di Verdi ma che si devono confrontare con le limitazioni del contesto non del tutto favorevole.

Roberto Cighetti


Festival Verdi
Teatro Magnani
Fidenza | 13 ottobre 2022

Il Trovatore
Dramma lirico in quattro parti su libretto di Salvadore Cammarano
Musica di Giuseppe Verdi
Edizione critica a cura di David Lawton, Casa Ricordi srl, Milano

 

Manrico | Angelo Villari
Leonora | Marigona Qerkezi
Conte Di Luna | Simon Mechlinski
Azucena | Rossana Rinaldi
Ferrando | Alessandro Della Morte
Ruiz / Un Messo | Davide Tuscano
Ines Ilaria | Alida Quilico
Un Vecchio | Zingaro Chuanqi Xu

Filarmonica Arturo Toscanini
Coro Del Teatro Regio Di Parma

Direttore | Sebastiano Rolli
Maestro del coro | Martino Faggiani
Regia | Elisabetta Courir
Scene | Marco Rossi
Costumi | Marta Del Fabbro
Light Designer | Gianni Pollini
Coreografie | Michele Merola

 

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