I Vespri Siciliani; Teatro alla Scala; Milano; Opera; Giuseppe Verdi

I Vespri siciliani di Verdi al Teatro alla Scala

Il terzo titolo della stagione lirica scaligera, segna il ritorno al Piermarini, a 34 anni di distanza dall’ultima messa in scena, de I Vespri siciliani di Giuseppe Verdi, per l’occasione i complessi scaligeri sono stati guidati dalla bacchetta di Fabio Luisi, mentre l’allestimento è stato ideato da Hugo de Ana (che ha firmato anche scene e costumi). 

Lo spettacolo di de Ana purtroppo si è rivelato una grande delusione, se dalle prime battute il tutto sembrava ambientarsi all’interno di uno studio cinematografico facendo presagire un’interpretazione metateatrale, ben presto però si capisce che l’intera vicenda è stata collocata durante quella che sembra essere la Seconda Guerra Mondiale, le scene scarne si animano di volta in volta solo grazie alla presenza di carri armati e cannoni, e sia scene che costumi variano tra grigio e nero. L’impressione generale è di uno spettacolo spoglio e dalle idee confuse, con l’inserimento di citazioni e omaggi cinematografici, al neorealismo e soprattutto il palese riferimento al capolavoro del 1957 di Ingmar Bergman “Il settimo sigillo”, citazioni che tuttavia non apportano nulla allo spettacolo. Ne esce uno spettacolo cupo e incapace di coinvolgere lo spettatore, nonché povero dal punto di vista interpretativo, con poco lavoro da parte del regista sullo sviluppo dei singoli personaggi. 

Sul podio, come già detto precedentemente, abbiamo trovato il Maestro Fabio Luisi che convince alla testa delle compagini scaligere, proponendo un’orchestrazione ricca di colori e capace di esaltare i momenti più concitati, tenendo un ritmo sempre asciutto e scegliendo di mostrare il lato più violento di questo dramma. La versione qui presentata è quella italiana e si tratta di una versione pressoché integrale a cui mancano però i ballabili del terzo atto e il coro di apertura del quinto atto. Non neghiamo che ci sarebbe piaciuto ascoltare in questa occasione la versione francese che ricordiamo non è mai stata rappresentata al Teatro alla Scala. Buona la prova del Coro del Teatro alla Scala qui preparato da Alberto Malazzi. 

Sul palco per questa opera monstre un cast discontinuo. Molto attesa la prova di Marina Rebeka nei panni della Duchessa Elena. La tessitura di questo ruolo non le si addice del tutto, soprattutto quando viene sollecitato il registro più grave che purtroppo perde smalto e sonorità, ma la linea di canto è sempre elegante e dopo un primo tempo problematico, risolve nei migliori dei modi il terzo, quarto e quinto atto con il difficile bolero. A causa probabilmente di un mancato supporto dal punto di vista registico, avremmo voluto il soprano lettone più coinvolgente dal punto di vista puramente interpretativo. Arrigo era invece Piero Pretti, alle prese con uno dei ruoli tenorili verdiani più impegnativi che risolve in modo positivo grazie a fraseggio nobile e acuti ben sostenuti. Molto interessante la prova di Luca Micheletti come Guido di Monforte: voce di velluto, salda e omogenea in tutti i registri unita insieme ad un’interpretazione realmente credibile. In braccio alle dovizie si è rivelato uno dei momenti più emozionanti della serata insieme al duetto con Arrigo che ne segue. Corretto il Procida del basso Simon Lim che però ci aveva convinto di più in altre occasioni (lo ricordiamo recentemente ottimo protagonista in Mefistofele). Buoni i comprimari coinvolti: Andrea Pellegrini (sire di Bethune), Adriano Gramigni (conte Vaudemont), Valentina Pluzhnikova (Ninetta), Giorgio Misseri (Danieli),  Brayan Avila Martinez (Tebaldo), Christian Federici (Roberto) e Andrea Tanzillo (Manfredo). 

Tiepidi applausi al termine dei singoli atti e dopo i numeri principali, per una recita che si è rivelata purtroppo non troppo coinvolgente, come sta sempre più spesso succedendo con i titoli verdiani presentati alla Scala, dove si continua a non voler osare con nuove interpretazioni.


Teatro alla Scala
Milano | 8 febbraio 2023

I Vespri siciliani

Dramma in cinque atti
libretto di Eugène Scribe e Charles Duveyrier
musica di Giuseppe Verdi

Guido di Monforte | Luca Micheletti
Il sire di Bethune | Andrea Pellegrini
Il conte Vaudemont | Adriano Gramigni
Arrigo | Piero Pretti
Giovanni da Procida | Simon Lim
La duchessa Elena | Marina Rebeka
Ninetta | Valentina Pluzhnikova
Danieli | Giorgio Misseri
Tebaldo | Brayan Avila Martinez
Roberto | Christian Federici
Manfredo | Andrea Tanzillo

Orchestra e Coro del Teatro alla Scala

direttore | Fabio Luisi
maestro del coro | Alberto Malazzi
regia, scene e costumi | Hugo de Ana
luci | Vinicio Cheli
coreografia | Leda Lojodice



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