Al Teatro Filarmonico di Verona, in attesa dell’inizio del festival estivo dell’Arena, è andato in scena il Werther di Massenet, titolo che mancava da Verona da ben 45 anni, qui presentato nel delicato allestimento di Stefano Vizioli, nato per i teatri di OperaLombardia nel 2020 (andato in scena solo per pochissime recite a causa del Covid) e poi andato in scena anche a fine 2021 al Teatro Romolo Valli di Reggio Emilia (trovate qui la nostra recensione).
Lo spettacolo di Stefano Vizioli racconta l’intera vicenda come fosse un flashback dell’anziana Charlotte che, grazie ai canti natalizi dei bambini, rievoca l’intera vicenda della triste storia dell’amore di Werther. In particolare il quarto atto si svolge con Charlotte anziana che immagina, quasi fosse un delirio della sua memoria, la morte di Werther. La scena minimalista, ma estremamente efficace (firmata da Emanuele Sinisi) è formata da due pareti bianche laterali e da una di fondo che ricorda una lettera stropicciata (richiamando così direttamente la natura epistolare del romanzo di Goethe) che ospiterà di volta in volta delle affascinanti proiezioni video (di Imaginarium Creative Studio) che impreziosiscono la messa in scena, come nel caso della enorme luna dentro immersa nel cielo stellato. Contribuiscono alla perfetta riuscita dell’allestimento i bei costumi di foggia ottocentesca di Anna Maria Heinreich.
Per questa ripresa veronese è stato radunato un cast di grande spessore internazionale in cui spiccavano i nomi di Vasilisa Berzhanskaya, impegnata nel ruolo di Charlotte e di Dmitry Korchak che vestiva i panni di Werther, andando così a riproporre la coppia di protagonisti della recente ripresa de La Cenerentola di Rossini alla Staatsoper di Vienna. Korchak è stato un Werther solido e appassionato capace di commuovere grazie anche al bel timbro cristallino; la sua interpretazione è stata ulteriormente arricchita dal bis de Pourquoi me réveiller, che, come spesso succede, è stato ancora più toccante. Altrettanto di successo l’atteso debutto nel ruolo di Vasilisa Berzhanskaya acclamata dal pubblico a scena aperta, pubblico conquistato grazie al naturale timbro brunito della sua voce che le ha permesso di tratteggiare una Charlotte al contempo sensuale e straziante. Di buon livello anche tutti i comprimari a partire dall’Albert di Gëzim Myshketa dalla grande presenza scenica e dalla voce tonante, passando per la deliziosa Veronica Granatiero (Sophie), senza dimenticare Gabriele Sagona (Johann) e Matteo Mezzaro (Schmidt). Completava il cast un passabile Youngjun Park (Le Bailli).
I complessi veronesi sono stati guidati dal maestro Francesco Pasqualetti, che ha ripreso in mano la produzione del Werther dopo le recite degli scorsi anni. In questa lettura proposta, Pasqualetti ha cercato di sottolineare l’afflato romantico della partitura preferendo dei tempi dilatati (ma perfettamente in linea con tutto lo spettacolo) e dedicando particolare attenzione alle parti sinfoniche dell’opera. Ottima la partecipazione del coro di voci bianche A.LI.VE. preparato dal maestro Paolo Facincani.
Al termine della recita il pubblico presente in sala ha tributato un più che caloroso applauso agli artisti impegnati sul palco. Dopo la pausa estiva dedicata al Festival, il Teatro Filarmonico riprenderà la sua stagione in ottobre con l’atteso Amleto di Franco Faccio, una rarità mai eseguita in tempi recenti.
Teatro Filarmonico
Verona | 2 aprile 2023
Werther
dramma lirico in quattro atti di Jules Massenet
libretto di Édouard Blau, Paul Milliet, Georges Hartmann
dal romanzo I dolori del giovane Werther di J.W. von Goethe
Werther | Dmitry Korchak
Albert | Gezim Myshketa
Le Bailli | Youngjun Park
Schmidt | Matteo Mezzaro
Johann | Gabriele Sagona
Charlotte | Vasilisa Berzhanskaya
Sophie | Veronica Granatiero
Bruhlmann | Pierre Todorovitch
Katchen | Maria Giuditta Guglielmi
Orchestra e Tecnici della Fondazione Arena di Verona
Coro di Voci Bianche A.LI.VE.
direttore | Francesco Pasqualetti
maestro del coro di Voci bianche | Paolo Facincani
regia | Stefano Vizioli
scene | Emanuele Sinisi
costumi | Anna Maria Heinreich
luci | Vincenzo Raponi
visual | Imaginarium Creative studio
ph. EnneviFoto